Capita spesso che un granellino di sabbia, se affrontato con ansia e preoccupazione, possa trasformarsi in una montagna invalicabile.
Allo stesso modo, noi adulti possiamo non gestire nella maniera più efficace le paure dei bambini reagendo in modo tale che esse si cristallizzino o aumentino d’intensità.
Così anche il bambino avrà paura di aver paura.
Invece, è utile gestire insieme ai bambini le loro paure, ricordandoci che sono naturali, evolutive e per nulla nocive.
L’emozione della paura
La paura è un’emozione primaria ed universale che appartiene a tutti gli esseri umani e animali.
Le reazioni psicofisiche a tale sensazione sono riconoscibili e simili per tutti:
- la frequenza respiratoria aumenta,
- il sangue viene diretto nei muscoli e altri parti del corpo che richiedono energia supplementare per la corsa e la lotta,
- le pupille si dilatano,
- tachicardia,
- la mente è concentrata solo sulla situazione da affrontare.
Tutto ciò prepara il corpo a 3 tipologie di reazioni, le 3 F:
- Fight (attacco) il corpo usa tutte le energie disponibili per iniziare il combattimento.
- Flight (fuga) se la situazione viene valutata come impossibile da affrontare perché troppo rischiosa è più utile fuggire.
- Freezing (congelamento) immobilità che permette di non farsi vedere dal “predatore”.
La paura, quindi, è un’emozione che si attiva in situazioni di pericolo (reale o immaginato) e predispone l’organismo alla difesa.
Ha una funzione adattiva e protettiva, necessaria per garantire la sopravvivenza.
Nel passato la paura era attivata in contesti di combattimento tra predatori e prede, mentre oggi assume sfumature diverse e si collega agli stressor moderni: la paura di perdere il lavoro, la paura del coronavirus, la paura del futuro.
Se la paura risulta pervasiva, prolungata nel tempo, molto intensa e generalizzata siamo di fronte a sintomatologie che rientrano nello spettro dei disturbi d’ansia.
Diventa un problema quando la paura assume dimensioni che impediscono una vita normale, quando diviene un ostacolo alla maturazione e mette a rischio lo svolgimento dei compiti quotidiani. In questi casi all’interno di un continuum si passa dalla preoccupazione, alla paura, al terrore, all’ansia che può generalizzarsi e rendere difficoltosa la quotidianità.
La dimensione emotiva coinvolge diverse aree :
– Fisiologica. Reazioni fisiche del sistema nervoso autonomo.
– Motivazionale. L’emozione orienta i comportamenti e ne modifica gli scopi, ad esempio la paura mi porta a scappare e la gioia ad avvicinarmi.
– Cognitiva. All’emozione si accompagnano sempre dei processi cognitivi come la valutazione del significato di ciò che sta accadendo in riferimento anche a ricordi precedenti.
– Comunicativa. le emozioni si accompagnano spesso ad un cambiamento comportamentale manifesto, ad esempio risposte posturali, motorie, espressive come cambiamenti nel tono della voce, espressione facciale, particolari gesti.
– Sociale. Solitamente le emozioni vengono provate per questioni che riguardano le relazioni sociali.
Le paure nel bambino
Vi sono paure innate e paure apprese che si sviluppano all’interno di un contesto relazionale e sociale.
Infatti, la paura non è soltanto, come succede nei primi anni di vita del bambino, una risposta diretta ad uno stimolo, ma assume forme immaginarie e di natura simbolica e culturale.
E’ tipico che i bambini abbiano paura.
Dai 15-18 mesi compaiono progressivamente diverse paure, come la paura di rumori improvvisi, paura del buio, di piccoli animali o di animali che mordono.
Verso i 4-5 anni alla paura per la separazione, la paura dell’ignoto e del buio si associano altre preoccupazioni come la paura dei fantasmi, dei lupi, delle streghe, ovvero di tutta una serie di personaggi che simboleggiano l’estraneità e che si ritrovano nelle storie narrate e tramandate da generazione in generazione.
Con l’arrivo della scuola si fanno largo anche le paure legate al senso di inadeguatezza: sarò capace? Sarò amato anche quando sbaglierò?
A partire dagli 8 anni compare la paura della morte, a volte espressa in forma ipocondriaca come paura delle malattie.
5 consigli per gestire efficacemente le paure dei bambini
Gli adulti hanno un compito molto importante perché possono con il loro atteggiamento accentuare o meno le paure del bambino.
La cosa più importante è quella di non banalizzare e minimizzare l’emozione del piccolo.
Riconoscere la paura (come qualsiasi altra emozione) che il bambino sperimenta lo aiuta ad acquisire utili competenze emotive.
Sarebbe utile:
- LEGITTIMARE LA PAURA
“Capisco la tua paura del buio. In questa stanza c’è davvero poca luce”. Non banalizzare nè minimizzare eccessivamente le paure del bambino che si sentirebbe non compreso ed in colpa per le emozioni che prova.
- NORMALIZZARE LA PAURA
È naturale sentirsi spaventati in alcune circostanze, capita a tutti.
- CONDIVIDERE LA PAURA
L’adulto può Raccontare una propria paura di quando si era piccoli o anche attuale. E’ meglio scegliere una paura che il bambino non ha.
- RAPPRESENTARE LA PAURA
È utile aiutare il bambino a dare una forma un colore un odore alla paura disegnandola su un foglio, oppure creandola con la carta pesta.
- POTENZIARE L’EMPOWERMENT
L’adulto e il bambino possono creare una storia all’interno della quale il protagonista (con cui il bambino potrà identificarsi) trova una soluzione alla preoccupazione e sconfigga la paura oppure la paura da nemica si trasforma in amica non più pericolosa.
È importante che il bambino abbia la percezione di poter gestire le proprie emozioni senza sentirsi in balia di un turbinio di sensazioni incontrollabili.
La fiducia in sè ed il senso di autoefficacia sono due ingredienti fondamentali affinché il bambino possa affrontare le paure come una dimensione evolutiva.
Le paure dell’adolescenza
In adolescenza le paure si trasformano ed hanno più a che fare alla dimensione sociale. Si osserva, infatti, la paura di essere rifiutati, disapprovarti, la paura di perdere il controllo delle proprie azioni, la paura di essere criticati, di parlare in pubblico.
Altre preoccupazioni hanno a che fare con l’aspetto fisico in relazione al fatto che nella fase adolescenziale ovviamente il ragazzo e la ragazza affrontano tutta una serie di modifiche endocrino-maturazionali.
I timori corporei possono sfociare in un vero e proprio disturbo noto come Dismorfofobia corporea, ovvero una preoccupazione eccessiva per il proprio corpo o per parti di esso che scaturisce dalla convinzione della presenza di difetti che rendono il proprio aspetto fisico inaccettabile. Ciò induce alla messa in atto di comportamenti ripetitivi quali controllarsi allo specchio per ricercare delle rassicurazioni.
Spesso con gli adolescenti è difficile entrare in comunicazione diretta, quindi potrebbe essere efficace usare registri differenti come quello simbolico o metaforico. A volte storie o fiabe, intese come racconti metaforici, possono veicolare messaggi più facilmente che tramite il verbale diretto.
Per approfondire
“Comprensione sociale ed emozioni nel ciclo di vita” a cura di O. Liverta Sempio, G. Cavalli, A. Valle, ed. Carocci, Roma, 2007
“Regolazione emotiva nello sviluppo e nel processo terapeutico” di E. Tronick, ed. Raffaello Cortina, Milano, 2008
“Regolazione affettiva, mentalizzazione e sviluppo del sé”, di P. Fonagy, G. Gergely, E.L. Jurist, M. Target, ed. Raffaello Cortina, Milano, 2005