A volte si vive la propria quotidianità senza avere piena consapevolezza di se stessi, della propria storia, dei meccanismi alla base di comportamenti disfunzionali.
In questo articolo rintraccio delle similitudini tra il processo di cambiamento a cui si può giungere attraverso la psicoterapia e il meccanismo narrativo dell’agnizione, spesso usato per risolvere ingarbugliate trame letterarie e cinematografiche.
Il meccanismo narrativo dell’agnizione
Cos’è l’agnizione
Nel teatro greco e latino, l’agnizione (dal latino agnitio = riconoscimento) è un meccanismo narrativo relativo al riconoscimento di uno o più personaggi che scoprono la loro vera identità fin allora sconosciuta, risolvendo così, alla fine, le complesse vicende dell’intreccio.
Lo schema consueto è quello del protagonista che non conosce se stesso, o alcuni dettagli della propria identità, se non alla fine di una lunga serie di evenienze, difficoltà, scoperte progressive: una specifica qualità personale, un ricordo che riemerge improvvisamente, un legame di parentela sconosciuto, ecc.
Il passaggio dall’ignoranza alla beltà insita nello svelamento, è un tema che avvolge il protagonista, il quale attraverso una faticosa conquista di fede nella propria identità, passa dall’oscurità dietro la maschera al chiarore del riconoscimento del Sé, annullando la distanza tra il personaggio e l’uomo, determinando una coincidenza dell’apparire e dell’essere.
L’agnizione è riconoscimento di ciò che già si possiede, ma che è rimasto celato, sopito tra le pieghe dell’inconsapevolezza.
L’agnizione nel cinema
Il famoso colpo di scena è stato spesso utilizzato nelle trame di film e romanzi che giocano sulla trasmutazione della vicenda il cui acme si lega al momento esatto dell’agnizione:
in Star Wars ricorderete l’iconica scena di Darth Fener che rivela a Luke Skywalker «io sono tuo padre» rivelando la sua vera identità come Anakin Skywalker ex cavaliere jedi;
in Harry Potter vi sono molteplici agnizioni: quella più significativa che dà avvio a tutta la storia è nella fase iniziale quando Agrid comunica ad Harry la sua vera identità, quella di mago.
Anche nelle favole è molto usata, infatti, vi sono spesso storie di principesse che non sanno di esserlo:
Rapunzel scopre solo alla fine della dolorosa reclusione nella torre che in realtà non è figlia della crudele Madre Gothel ma del re e della regina;
la Bestia, quando impara ad amare ed è corrisposto da Belle, mostra la sua vera natura, quella di un principe non più crudele ed egoista;
in Troll world tour, sequel del cartone animato Trolls che trae ispirazione dalle Troll Dolls ideate da Thomas Dam, l’agnizione può essere rintracciata nelle fasi iniziali quando la regina Poppy scopre la verità sul mondo troll: non sono i pop troll gli unici troll al mondo, ma esistono anche altri troll molto diversi da loro amanti, ogni gruppo, di un genere musicale diverso: musica classica, techno, country, rock.
Questa rivelazione improvvisa da avvio al viaggio della protagonista e rende complessa la trama.
L’agnizione racchiude in sè infinite possibilità e dà corpo a sviluppi e complicazioni. Infatti, non sempre risolve la trama ma può intrecciarla esponenzialmente.
Si tratta, comunque, di un momento fondamentale nella trama delle storie.
L’agnizione ferma il possibile nel probabile e nell’evitabile.
Dalla trame narrative alla psicoterapia
Il meccanismo dell’agnizione, a mio avviso, può avere dei parallelismi con i movimenti evolutivi e trasformativi stimolati dalla psicoterapia.
Chi fa un percorso psicoterapeutico, al pari dei personaggi della letteratura o del cinema, compie un’agnizione: il percorso terapeutico, complesso, impegnativo, a tratti doloroso, offre l’opportunità di guardarsi all’interno di specchi integri, di riconoscersi all’interno di un’immagine del sé dai contorni definiti, autentica, adesa alla realtà, autocentrata.
La persona si spoglia gradualmente dei panni sintomatici per indossare l’abito della propria autentica e più funzionale identità.
È un viaggio di svelamento di un mondo intimo, con dei peculiari profumi, pericoli, bellezze.
Accarezzando i dubbi e le possibilità, si aprono nuove finestre e si costruiscono robusti ponti verso il futuro.
Nel percorso psicoterapeutico, terapeuta e paziente lavorano con l’intento di aiutare quest’ultimo a trovare in sé gli strumenti per affrontare la vita. Il paziente deve trovare le sue soluzioni, le sue vie d’uscita da difficoltà e sofferenze [Boscolo, Bertrando, p. 57].
Come insegna Whitaker [1990, p. 69] “niente che valga la pena di imparare può essere insegnato. Tutto deve essere scoperto da ognuno di noi“.
Questo processo di apprendere ad apprendere, di scoprire la propria epistemologia, il proprio modo di affrontare nuove scoperte, nuovi pensieri, nuove idee, nuove opinioni, richiede una lunga lotta per riuscire a sviluppare sempre meglio ciò che si è.
Lo scopo principale della psicoterapia, in riferimento agli insegnamenti di Bateson [1976] non è, infatti, suggerire al paziente la soluzione dei suoi problemi, ma piuttosto un lavoro profondo che possa portare al cambiamento delle premesse epistemologiche, della visione del mondo del paziente o, in altri termini, al cambiamento della storia in cui il cliente è immerso.
La “cura” psicoterapeutica
Terapeuta e paziente, agenti all’interno di un unico microcosmo, co-costruiscono mappe diverse da quelle già sperimentate, necessarie affinché chi sperimenta una sofferenza non “giri più in cerchio” [Caillè, Rey, 2005, p. 18], bloccato nelle usuali e disfunzionali danze relazionali, ma rinnovi, in forma più adattiva, i propri modelli interni.
Il sintomo, che inizialmente è contenuto inesprimibile, acquisisce progressivamente un “senso relazionale”, che viene costruito attraverso l’esplorazione, all’interno del contesto di terapia, di letture alternative del Sé, del canovaccio storico personale e familiare, delle organizzazioni e modelli relazionali appresi.
La psicoterapia allora diventa una “cura intra-sistemica”, dove il paziente è protagonista del proprio cambiamento, rimodellando se stesso fino a determinare un’immagine complessamente armonica.
Per approfondire
Boscolo L., Bertrando P., Terapia sistemica individuale. Milano: Raffaello Cortina, Editore, 1996
Whitaker C. A., Midnight musings of a family therapist. New York: W. W. Norton and Company, 1989 trad. it. Considerazioni notturne di un terapeuta della famiglia. Roma: Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore, 1990
Bateson G., Steps to an ecology of mind. New York: Chandler, 1972 trad. it. Verso un’ecologia della mente. Milano: Adelphi, 1976
Caillè P., Rey Y., Gli oggetti fluttuanti. Metodi di interviste sistematiche. Roma: Armando Editore, 2005