Ormai la parola assertività è entrata a far parte dell’uso comune, ma cosa significa essere assertivi? Si possono imparare delle strategie di comunicazione assertiva? Si vive meglio utilizzando l’assertività?
Spero che in questo articolo possiate trovare risposta alle vostre domande sull’argomento.
Cosa significa assertività?
Il termine assertività deriva dal latino “assèrere”, composto dalla particella “ad” indicante scopo e da “sèrere” che sta per “intrecciare” e, quindi, è possibile tradurlo con “parole e concetti intrecciati”.
L’assertività è una modalità di comunicazione flessibile attraverso la quale si affermano i propri punti di vista senza prevaricare né essere prevaricati; è la capacità di usare qualsiasi contesto relazionale a proprio favore.
In altre parole, l’assertività è la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni. La persona che riconosce i diritti propri e quelli altrui è pronta ad ascoltare il punto di vista espresso dal suo interlocutore e ad esprimere il proprio eventuale disaccordo mantenendo il totale rispetto nei suoi confronti. Ciò la porta ad accettare la negoziazione come strumento principale per affrontare E risolvere i conflitti interpersonali nei quali si potrà trovare (Baggio, 2013).
L’assertività è il concetto che meglio esprime e racchiude tutte le caratteristiche proprie di chi ha maturato un certo grado di consapevolezza personale ed è protagonista centrato della propria vita.
Le relazioni, gli scambi, la comunicazione diventano strumento e risorsa per raggiungere i propri obiettivi, per vivere a pieno la realtà sociale in cui si è inseriti, per cogliere opportunità e costruire ponti verso ciò che è esterno da sé.
L’assertività è definita come uno stile di comunicazione, ma credo che alla base di questo insieme di comportamenti ci sia un atteggiamento mentale, una disponibilità personale e una stima di sé che incoraggiano all’assertività.
Chi è la persona assertiva?
Chi usa prevalentemente lo stile di comunicazione assertivo è una persona che gestisce in maniera efficace il contatto con gli altri, rispettando il punto di vista altrui senza nascondere il proprio. In parole metaforiche “utilizza al meglio lo strumento voce” con attenzione verso l’altro, senza prevaricazioni.
È una persona solitamente che manifesta all’interno degli scambi comunicativi una buona quota di sicurezza in sé, nelle proprie capacità e competenze, ma non risulta presuntuoso o saccente. Tende, infatti, ad ascoltare attivamente le idee altrui per arricchire le proprie. Riconoscere il punto di vista dell’altro non significa metterlo al posto del proprio, non significa necessariamente condividerlo, ma significa più che altro dargli valore.
Accetta di poter sbagliare (a differenza di chi usa uno stile prevalentemente aggressivo o passivo), accoglie le critiche costruttive ed è disposto a modificare il proprio punto di vista. A sua volta offre valutazioni utili circa l’operato altrui, non distruttive né che vadano a minare l’autostima dell’interlocutore. Evita l’uso di pregiudizi o generalizzazioni prediligendo l’uso di metodi motivanti e gratificanti.
Rispetta i propri tempi ed i propri stati d’animo, mantenendosi disponibile verso l’altro, ma capace di dire di NO quando lo ritiene necessario.
Si sente sufficientemente efficace nella gestione dei conflitti relazionali, esercitando i propri diritti. Questo implica l’assunzione di responsabilità circa le proprie azioni.
È consapevole che non può piacere a tutti, ma questo non mina l’immagine che la persona ha di se stessa. In altre parole, il rifiuto relazionale non è distruttivo.
È una persona tendenzialmente autonoma, che non dimostra la costante necessità dell’approvazione altrui, ma che ha la voglia di sperimentarsi.
Chi interloquisce con un assertivo si sente a proprio agio, comprendendo subito che i personali pensieri ed emozioni avranno uno spazio di ascolto e verranno considerati degni di attenzione.
Componenti non verbali
- sguardo aperto e confortevole
- mimica facciale rilassata e distesa
- postura eretta, ma non rigida
- movimenti corporali morbidi, manifestano accoglienza relazionale
- il tono della voce non è squillante né basso
- l’eloquio è armonioso, non troppo frenetico ritmicamente
Nello stile di comunicazione assertivo gli aspetti non verbali risultano essere chiari e coerenti al messaggio verbale (cosa che non accade ad esempio nello stile passivo-aggressivo dove ciò che si esprime con le parole sottende degli stati d’animo molto diversi che trovano espressione nelle componenti non verbali dello scambio).
Caratteristiche del messaggio assertivo: il messaggio Io
Il messaggio è assertivo se presenta le seguenti caratteristiche:
- Diretto, con espressioni chiare, dove si parla in prima persona, non si usano giri di parole.
- Onesto, che rispecchia i reali pensieri e stati d’animo della persona.
- Coerente, i livelli verbale e non verbale devono coincidere.
- Flessibile, modellandolo sulla scorta del contesto comunicativo e dell’interlocutore.
- Facilitatore di dialogo e confronto, ovvero che favorisce l’apertura e la negoziazione piuttosto che lo scontro.
Spesso, il messaggio assertivo è quello che viene Thomas Gordon definisce Messaggio Io. Spesso, quando interloquiamo con gli altri abbiamo la tendenza ad usa la parola TU: “tu mi fai arrabbiare”, “non ti rendi conto che…”, “sei sempre lo stesso”, ecc.
Questa tipologia di approccio, però, può determinare un fallimento comunicativo. È molto più efficace utilizzare messaggi in prima persona che evitano l’impatto negativo e permettono all’altro di sentirsi considerato piuttosto che risentito e arrabbiato.
Fasi del messaggio Io
- Descrizione senza giudizio: occorre far capire all’altro di cosa stiamo parlando, qual è la situazione o il comportamento (meglio descrivere i fatti concreti per facilitare la comprensione) a cui ci stiamo riferendo che provoca il problema.
Per esempio: “quando trovo le carte in disordine”, “se sono interrotto mentre sto parlando”.
L’ uso di “quando” e “se” chiarisce che il problema è legato alla situazione e non alla persona.
2. Effetto tangibile e concreto: occorre definire e descrivere le conseguenze che il comportamento dell’altro provoca su di noi.
Per esempio: “devo passare del tempo a sistemarle”, “devo riprendere continuamente il filo dello discorso”.
3. Reazioni agli effetti: è la dichiarazione dei sentimenti provati da noi.
Per esempio: “mi disturba”, “ mi procura fastidio”.
Il messaggio “io” comportando l’esposizione diretta dei propri pensieri e stati d’animo determina l’assunzione di responsabilità ed è un’opportunità di crescita personale. non pone l’interlocutore in posizione difensiva e ciò facilita lo scambio di pensieri e sentimenti chiari.
I vantaggi dello stile di comunicazione assertivo
L’uso prevalente dello stile assertivo apporta numerosi vantaggi relazionali, in quanto la persona ha l’opportunità di attivare degli scambi sani, che spingono verso la costruzione di rapporti saldi e durevoli.
L’interlocutore ha chiaro chi ha di fronte, percepisce la trasparenza e l’assenza di sotterfugi e maschere sociali e, per questo, tende a riversare nell’assertivo, maggiore fiducia. Le relazioni vengono impostate sulla base di principi chiave, come la collaborazione, la reciprocità e la condivisione.
Strutturare delle buone relazioni aumenta il senso di competenza personale e ciò spinge la persona a valutarsi positivamente. Più sarà salda la sua autostima e maggiore sarà la tendenza a perpetrare lo stile assertivo. Si attiva un circolo virtuoso che accresce le competenze socio-relazionali della persona e la rende attiva nei diversi contesti sperimentati.
Infatti, l’assertivo non ha timore di ritrovarsi in situazioni nuove, perché si sente comunque efficace nel poterle affrontare.
Il training assertivo
L’assertività non è una disposizione innata, quindi, è possibile apprendere delle strategie che possano aiutarci ad esprimere al meglio i nostri pensieri e stati d’animo, raggiungendo dei livelli più elevati di competenza relazionale.
È possibile impegnarsi in un una sorta di allenamento all’assertività, partendo in prima battuta dall’analisi realistica ed onesta delle personali ed usuali modalità comunicative.
Cominciate a rispondere alle seguenti domande:
Come comunico con gli altri?
Dico quello che penso? Come lo dico?
Cosa penso di me in rapporto agli altri?
Le mie idee per me hanno valore?
Penso spesso che gli altri siano più bravi e preparati di me?
Riesco a far comprendere i miei punti di vista in maniera chiara?
Cosa mi sento dire più spesso dagli altri?
Mi sento a mio agio nelle conversazioni?
Ascolto gli altri?
Mi innervosisco facilmente?
All’interno delle risposte date, potete individuare qualche elemento che desiderate modificare circa le vostre modalità comunicative.
Orientarsi all’assertività è un processo di apprendimento che andrà a generare delle modifiche sul comportamento relazionale toccando anche elementi più connessi alla dimensione personale. Per chi fosse interessato, vengono realizzati da professionisti dei training sull’assertività strutturati, anche all’interno di percorsi di psicoterapia.
Imparare ad essere maggiormente assertivi non significa snaturarsi o ipercontrollarsi all’interno degli scambi interattivi. Non significa mostrarsi quel che non si è (anche perché questo sarebbe incoerente con il principio stesso di assertività).
Imparare l’assertività potrebbe significare valorizzare se stessi e gli altri, aumentare i livelli di consapevolezza, accrescere le competenze socio-relazionali, realizzare comunicazioni più efficaci e gratificanti, intrecciare relazioni sane e funzionali, accogliere la diversità di punti di vista ed azioni.
Tutte le interazioni che abbiano come oggetto un processo di mediazione, sollecitano a considerare la comunicazione in termini assertivi.
Non sul piano della ragione o del torto, ma del rispetto e dell’integrazione delle posizioni, per un risultato che sia soddisfacente nel tempo per le persone coinvolte nel processo.
Per approfondire
Baggio F., 2013, Assertività e training assertivo. Teorie pratica per migliorare le capacità relazionali dei pazienti, Franco angeli