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Il conflitto relazionale è da evitare?

Individuo

Cosa rispondereste voi a questa domanda: il conflitto è da evitare a tutti i costi perché nocivo per le relazioni? 

La mia risposta è NO. 

Il conflitto è naturale e può essere anche utile per l’evoluzione individuale e relazionale, ma solo se viene gestito efficacemente. 

All’interno dell’articolo troverete degli spunti di riflessione e dei consigli che spero possiate trovare utili per affrontare con maggiore consapevolezza e positività i conflitti. 

Il conflitto non va evitato, bensì affrontato efficacemente.

La paura del conflitto

Alcune persone sono molto orientate allo scontro per affermare se stesse, lo cercano attivamente e sembra che facciano di tutto pur di litigare con gli altri. 

Altre persone, invece, esattamente all’opposto delle prime, vivono un profondo disagio quando sono protagoniste di un conflitto relazionale. 

Lo scontro le preoccupa, crea tensione e, proprio per queste ragioni, spesso tendono ad evitarlo. Fuggono a gambe levate dalla possibilità di confrontarsi con gli altri. Si, ho scritto possibilità, perché ritengo che il conflitto sia un’opportunità importante da cogliere piuttosto che da rifuggire, ovviamente solo nel caso in cui esso venga gestito con maturità e tenda verso la costruzione piuttosto che la distruzione. 

Le persone che hanno paura del conflitto attivano tutta una serie di strategie: 

  • tendono alla compiacenza e all’accondiscendenza verso gli altri senza esprimere in maniera chiara il proprio punto di vista che potrebbe essere difforme rispetto a quello dell’interlocutore; 
  • cercano la diplomazia a tutti i costi e tendono alla mediazione in ogni contesto; 
  • stanno in perfetto equilibrio all’interno delle relazioni senza mai sbilanciarsi o assumere posizioni nette. 

Queste modalità possono portare dei vantaggi nel breve periodo, ma non permettono alla persona di esprimersi con libertà e di far conoscere agli altri i propri pensieri e sentimenti. E come conseguenza vi è l’impossibilità di creare e mantenere rapporti significativi, basati sulla reciprocità e sull’autenticità.

Non confliggere mai non significa avere delle sane relazioni, anzi tutt’altro.

Il conflitto è un’opportunità di crescita

Lo scontro, sempre se circoscritto nel tempo, legato ad evenienze specifiche, agito nel rispetto proprio ed altrui, è addirittura utile alla crescita della relazione. 

Il conflitto, infatti, ha delle potenzialità intrinseche:

  • permette di aumentare il livello di consapevolezza relazionale ed individuale
  • mette alla prova la flessibilità 
  • chiede accoglienza di ciò che è diverso da sè
  • stimola alla negoziazione 
  • permette alle persone di definirsi nelle relazioni ed avere contezza dei rispettivi ruoli
  • facilita l’espressione di bisogni profondi 
  • costruisce una cooperazione che può essere stabile e durevole nel tempo.

La relazione può uscire addirittura fortificata dal conflitto perché solo attraverso il confronto costruttivo, seppur anche aspro, si possono avviare processi di ristrutturazione dell’identità della relazione per raggiungere nuove fasi evolutive. 

Non vi è conflitto se non vi è relazione e questa affermazione, per quanto ovvia, deve essere la premessa per la risoluzione del conflitto. Lo scontro avviene solo perché la relazione esiste ed essa è il fulcro centrale dell’interesse reciproco. Ed il conflitto va gestito attraverso la predisposizione alla protezione della relazione stessa. 

Questo si può realizzare passando da una posizione individualistica, dove si parte solo dalle proprie idee e si comunica solo per informare e convince l’altro delle stesse ad una posizione “sociale”, dove il conflitto avviene all’interno di uno scambio relazionale circolare. Partire da questo approccio offre l’opportunità di mettere in primo piano la relazione e sullo sfondo le individualità.

Attraverso l’uso di quest’ottica il conflitto può essere concepito come un fenomeno multidimensionale naturale che funge da ponte evolutivo che permette di rivelare questioni che vanno affrontate. Se poi ci sarà costruzione o distruzione questo non dipende dal conflitto ma da come esso viene gestito. 

Inoltre, Bisogna distinguere tra i conflitti episodici e conflitti che tendono alla cronicizzazione. 

I primi, espliciti e temporanei, sono utili alla relazione, mentre i secondi minano la salute del rapporto. 

Elementi necessari per la risoluzione del conflitto

L’ingrediente principale per gestire in maniera funzionale un conflitto è l’agire sempre in favore della sua risoluzione nel rispetto proprio e dell’altro. 

Agire in buona fede e predisporsi al compromesso sono sicuramente dei presupposti fondamentali, come anche: 

  • ascoltare attivamente il punto di vista altrui senza porsi immediatamente in un atteggiamento difensivo
  • assumere posizioni chiare con la disponibilità di cambiare idea e mostrarsi flessibili
  • riconoscere il valore dell’altro ed il suo contributo all’interno del confronto 
  • non ragionare come se il conflitto debba concludersi con uno che vince e uno che perde. Dal confronto è necessario uscire con una condizione di soddisfazione per entrambi
  • essere responsabili per se stessi e per la relazione 
  • accogliere la differenza 
  • risalire alle cause profonde del conflitto senza generalizzazioni o semplificazioni
  • comprendere il proprio ruolo nell’attivazione e nel mantenimento del conflitto senza pensare che sia tutta colpa dell’altro.

La regola d’oro è selezionare i conflitti

Non bisogna scappare dal conflitto, ma sostarvi, stare nel conflitto con una posizione attiva e non di chi lo subisce e ne viene schiacciato. 

Uno degli elementi più importanti è scegliere i conflitti, selezionando solo quelli più adeguati. 

Non tutto ciò che non va o ci infastidisce vale la pena di essere gestito attraverso lo scontro relazionale.

 Verso alcune evenienze si può intervenire con maggiore accomodamento, verso altre si possono assumere posizioni nette o di chiusura, verso altre ancora conviene temporeggiare per poter comprendere fino in fondo cosa stia accadendo, cosa ci si aspetta da noi, cosa si può fare per migliorare la situazione senza gettarsi a capofitto nel conflitto. 

Quindi, è importante saper discernere tra le situazioni in modo da individuare quelle per le quali il conflitto possa essere costruttivo ed evolutivo. E per comprendere le situazioni va analizzato il contesto e la direzione del conflitto.

Il contesto è l’ambiente fisico, relazionale, sociale in cui avvengono gli scambi tra due o più persone. Ogni contesto ha delle peculiari caratteristiche che hanno un impatto positivo o negativo sul conflitto stesso. Inoltre, per contesto possiamo indicare anche le gerarchie di ruolo. Ad esempio, all’interno dell’ambito lavorativo scegliere il conflitto significa anche comprendere se all’interno del contesto gerarchico quello scontro può avere delle schiance di risoluzione o crescita oppure potrebbe determinare delle ripercussioni molto negative per la carriera o per il team work. 

La direzione del conflitto, invece, risponde alla domanda “a chi è diretto?”. A volte capita che uno scontro nato all’interno di uno scambio tra due interlocutori si allarghi a macchia d’olio coinvolgendo molte più persone. È importante distinguere tra i conflitti che ci riguardano direttamente e per i quali in prima persona possiamo agire ed i conflitti che riguardano altri, per i quali non abbiamo influenze e responsabilità dirette. 

“Il conflitto è l’altra via rispetto alla negazione, all’indifferenza o all’applicazione all’altro del proprio punto di vista e delle proprie universalizzazioni. 

In tal senso è, in primo luogo, un conflitto con se stessi e le proprie convinzioni e comportamenti acquisiti, un processo di “underlearning

(Spivak, 1999).

Per approfondire

Novara D., 2014, La grammatica dei conflitti: l’arte maieutica di trasformare le contrarietà in risorse, Edizioni Sonda

Morelli U., 2006, Conflitto: identità, interessi, culture, Meltemi editore

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