A volte più importante di cosa comunichiamo è come comunichiamo. Le parole hanno un peso importante, ma anche i comportamenti comunicativi che le accompagnano.
Questo articolo è un breve viaggio alla scoperta di uno degli stili comunicativi: quello passivo. Analizzeremo caratteristiche, vantaggi e costi di questa modalità interazionale.
L’importanza della comunicazione per l’essere umano
La comunicazione è un concetto molto utilizzato, in diversi ambiti e sotto diversi aspetti. Essa denota un’area importante della vita quotidiana dell’essere umano, che trova nella dimensione comunicativa-relazionale gran parte del suo significato di esistenza.
Il primo dei famosi cinque assiomi di Palo Alto recita: «È impossibile non comunicare. In un qualsiasi tipo di interazione tra persone, anche il semplice guardarsi negli occhi, si sta comunicando sempre qualche cosa all’altro soggetto».
Tutto è comunicazione.
È innegabile che la comunicazione e l’essere in relazione con l’altro rappresenti l’elemento costitutivo della vita di ogni uomo. Comunicare nutre la vita al pari dell’aria che respiriamo, del cibo che ingeriamo, dell’acqua con cui ci dissetiamo.
Comunicare e relazionarsi rispondono ad una serie di bisogni vitali (Zani, Selleri e David, 1994), che vanno dalla stessa capacità di sopravvivere alla soddisfazione di bisogni sociali fondamentali, quali il senso di affiliazione e i processi di influenza interpersonale; dalla costruzione stessa della nostra identità, alimentata incessantemente dai messaggi scambiati con gli interlocutori che contano ai nostri occhi, alla soddisfazione di una moltitudine di bisogni pratici e strumentali; dalla trasmissione intergenerazionale di conoscenze ai confronti di idee che danno linfa alle democrazie e ai progressi della scienza.
L’essere umano è per natura una creatura sociale, la cui esistenza e il cui sviluppo necessitano di comunicazione e di relazioni interpersonali. Ma non basta comunicare è importante comunicare in maniera efficace.
L’efficacia della comunicazione e, conseguentemente, la qualità della relazione che instauriamo con i nostri interlocutori dipende prevalentemente dalla tipologia di stile comunicativo-relazionale che mettiamo in campo nelle interazioni quotidiane.
Comunicazione: contenuto e relazione
Essere in comunicazione significa essere inseriti in una rete di relazioni e nessun individuo può esistere al di fuori di una rete.
La comunicazione ha più livelli di interpretazione: quello prettamente comunicativo, il messaggio, e quello metacomunicativo, la comunicazione e riflessione sulla comunicazione stessa.
La comunicazione non soltanto trasmette informazioni (contenuto del messaggio), ma al tempo stesso impone un comportamento (proposta di relazione “ecco come io mi vedo in relazione con te in questa situazione”). Esprimendo un contenuto (notizia), contemporaneamente si invia un messaggio a livello relazionale (comando); in tal modo una stessa comunicazione verbale, come ad esempio “apri la finestra”, può esprimere pretesa, implorazione, provocazione, a seconda del tono, della mimica e del contesto in cui viene emessa.
In tal caso, anche se il contenuto non cambia, il suo significato assume un senso diverso, in quanto cambia la qualità del rapporto e la risonanza emotiva suscitata nell’altro.
Dal punto di vista psicologico la funzione fondamentale della comunicazione è la definizione di sé e dell’altro nel continuo scambio di intenzioni e interpretazioni.
Cosa sono gli stili comunicativi?
Per stile comunicativo si intende l’insieme dei comportamenti comunicativi di natura verbale, non verbale e paraverbale che manifestano disposizioni, orientamenti, tratti personali dell’individuo che li esibisce.
FUNZIONI degli stili comunicativi:
- Danno forma al contenuto (il come): aiutano a specificare meglio il contenuto della comunicazione e ne facilitano, quindi, la lettura da parte del ricevente.
- Identità comunicativa: descrivono le caratteristiche dell’emittente, le sue intenzioni, la sua identità.
- Creano aspettative circa le relazioni tra i due interlocutori.
Solitamente la letteratura distingue 3 diversi stili comunicativi: passivo, aggressivo e assertivo. In questo articolo ci soffermiamo sul primo.
È importante specificare che a tutti capita quotidianamente di utilizzare tutti e tre questi stili comunicativi. Alcune modalità possono rivelarsi più utili a seconda del contesto e della situazione da affrontare.
Inoltre, la complessità del comportamento umano determina una difficoltà ad inscatolare in categorie rigide gli atti comunicativi, però ognuno di noi ha uno stile comunicativo privilegiato, che utilizza più frequentemente.
Come si comporta la persona che usa uno stile di comunicazione passiva?
Comportamenti tipici
Se usi uno stile comunicativo prevalentemente passivo potrai rispecchiarti nei seguenti comportamenti tipici:
- Ti scusi per quello che fai e che pensi anche quando non è necessario
- Fai molta fatica nel prendere decisioni sia che riguardano te stesso sia se implicano l’assunzione di responsabilità su altri
- Hai spesso paura di dire o fare la cosa sbagliata e nell’incertezza rimani immobile o entri in uno stato di ansia da prestazione
- Hai spesso l’idea che gli altri siano più all’altezza di te, più competenti, più preparati, più simpatici, eccetera
- Sei in difficoltà quando deve interloquire con persone con cui non hai una profonda confidenza
- Ti spaventa il giudizio negativo che gli altri possono produrre nei tuoi confronti, le critiche vengono mal gestite e rinforzano la tua insicurezza di fondo
- Se hai bisogno di qualcosa fai fatica a chiedere agli altri, mentre se gli altri chiedono qualcosa a te non riesci a dire di NO
- Hai bisogno dell’approvazione altrui e fai di tutti affinchè gli altri ti accettino e ti valutino positivamente
- Se attivi un comportamento comunicativo differente da quello passivo e, quindi, non rispecchi le aspettative altrui ti senti profondamente in colpa
- Eviti responsabilità e conflitti che non credi di saper gestire efficacemente
Componenti non verbali
La persona che utilizza prevalentemente uno stile comunicativo di tipo passivo presenta le seguenti componenti non verbali:
- il tono di voce di solito è debole ed esitante,
- il volume è basso,
- la postura è ricurva in avanti ad indicare chiusura ed insicurezza,
- difficilmente lo sguardo è diretto all’interlocutore
- tensione corporea generalizzata
Vantaggi e costi dello stile passivo
Chi adotta prevalentemente lo stile di comunicazione passivo tende a subire, ad essere dominato dagli altri, avendo scarsa fiducia nelle proprie capacità ed idee.
Il risultato è che è una persona che si comporta in maniera passiva difficilmente riesce a soddisfare i suoi bisogni, instaurare dei rapporti sani e paritari con gli altri, esprimere le proprie opinioni e sentimenti con libertà. Quindi, sviluppa un sentimento di impotenza ed inadeguatezza relazionale che schiaccia l’autostima, determina un maggiore progressivo isolamento sociale con il rinforzo dei comportamenti passivi. È come se si attivasse una sorta di circuito vizioso che apporta uno squilibrio relazionale nato dalla considerazione asimmetrica dell’importanza dei bisogni e dei diritti: sono più importanti quelli dell’altro e i propri passano in secondo piano.
A lungo andare questo stile comunicativo risulta essere frustrante e squalificante.
I vantaggi che si ottengono dall’uso prevalente dello stile di comunicazione passivo sono a breve termine e, spesso, illusori:
- ottiene dagli altri simpatia ed approvazione
- evita i conflitti relazionali
- assume minori responsabilità
- non si espone e quindi non riceve critiche e biasimi
- sembra che ci sia un controllo dei contesti e delle dinamiche relazionali
I costi, invece, a lungo termine sono:
- la persona si rende conto che in realtà non piace a tutti. Il suo comportamento estremamente remissivo genera irritazione e risentimento negli altri
- non affrontare le situazioni le ingigantisci e cronicizza e, poi, è più complicato gestirle
- perde progressivamente la stima in se stesso
- non si definisce nelle relazioni e questo non permette di creare relazioni stabili e sincere.
Riflessioni conclusive
L’uso continuo e costante dello stile passivo implica un reiterato evitamento: si evita di fare e di dire per evitare di sbagliare.
Ma questo è un pensiero illusorio, non fare e non dire e pur sempre un’azione che veicola all’altro, come dicevamo all’inizio dell’articolo, delle importanti informazioni su di noi.
Sarebbe utile apprendere delle tecniche di comunicazione assertiva, che consentono di comunicare nel rispetto di sé e dell’altro, ma soprattutto è importante partire dalla convinzione che:
la propria voce va usata e fatta ascoltare,
le proprie idee hanno valore,
i propri sentimenti possono essere condivisi.
Per approfondire
Zani B., Selleri P., David D., 1994, La comunicazione – Modelli teorici e contesti sociali, Carocci editore
Watzlawick P., Beavin J. H., Jackson D. D., Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi. Roma: Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore, 1978