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L’uso del pensiero creativo nella risoluzione dei problemi

Individuo

A volte pensiamo che solo alcune persone siano creative, coloro che trasformano la propria creatività in prodotti artistici e quindi pittori, musicisti, scultori, poeti.

 Ma in realtà tutti siamo creativi. 

La creatività è un’abilità presente in ogni persona e sono le esperienze che facciamo durante il nostro sviluppo che la potenziano oppure la inibiscono, i nostri pensieri e credenze, gli stimoli e l’attivazione di metodi efficaci. 

Cos’è la creatività?

La creatività è un concetto trasversale che può essere utilizzato in moltissimi campi di attività. Molte sono anche le definizioni stesse di creatività: creatività come sinonimo di libertà, personalità, originalità. Creatività come la capacità di vedere nuove connessioni, nuovi nessi relazionali, nuova lettura del mondo, produzione di idee ed intuizioni insolite, proiezione verso orizzonti alternativi, abbandono del consueto e dell’usuale. 

Nel 1929 il matematico Henri Poincarè definisce la creatività come “la capacità di unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. 

Diversi studiosi della creatività hanno cercato di comprendere il processo creativo scomponendolo in fasi distinte. Ad esempio, per Wallas (1926) la nascita di un’intuizione creativa passa attraverso quattro fasi:

  1. Preparazione. È un tempo preliminare all’interno del quale la persona mette insieme informazioni, contenuti, idee in maniera libera, “vagando con la mente”.
  • Incubazione. È una fase durante la quale la persona in maniera non del tutto consapevole aggrega gli elementi che sono nella sua mente, attiva una costruzione.
  • Illuminazione. Questo è il momento in cui ciò che è stato costruito in maniera abbozzata nella fase precedente prende corpo e definizione. La persona ha una visione chiara di ciò che ha prodotto.
  • Verifica. È la fase finale in cui la soluzione prodotta deve essere valutata. Avviene quindi la messa. Definitiva del prodotto creativo in tutti i suoi particolari.

Questo modello di Wallas non va inteso esclusivamente come un processo lineare, ma può anche essere visto come un percorso ricorsivo che, partendo dalla verifica di un’idea insoddisfacente, riattiva l’intero ciclo ripartendo nella fase di preparazione.

Per risolvere un problema è utile uscire dai soliti percorsi e dare spazio all’inventiva e all’immaginazione per poter creare nuove condizioni e comportamenti attraverso l’assunzione di un nuovo punto di vista. Solo utilizzando la componente creativa all’interno del problem solving ci consente di attivare dei cambiamenti che possono apportare benefiche trasformazioni.

Un modo per agire la creatività nella soluzione dei problemi è lasciarsi guidare e allenarsi al pensiero laterale.

Il pensiero laterale

Ecco un problema che, per essere risolto, vi richiederà l’uso del pensiero laterale (alla fine dell’articolo la soluzione, ma mi raccomando non sbirciate prima di aver provato a risolverlo):

In una stanza chiusa è contenuta una lampadina, in un’altra stanza da dove la prima stanza non è direttamente visibile ci sono tre interruttori. Solo uno di questi accende la lampadina. Potendo azionare i tre interruttori a proprio piacimento e potendo andare nella stanza chiusa solo una colta per verificare lo stato della lampadina, come si può fare per risalire all’interruttore giusto per accenderla?

Le condizioni inziali sono:

  1. Lampadina spenta,
  2. Tutti gli interruttori in posizione off.

Edward De Bono, studioso della creatività, negli anni ’60 ha coniato il termine lateral thinking, ossia pensiero “laterale”, per contrapporlo all’altra forma di pensiero da lui definita “verticale”. Il pensiero laterale è un costrutto che identifica una modalità di risoluzione dei problemi logici attraverso un approccio indiretto contrapposto al tradizionale focus su una soluzione diretta al problema.

Il pensiero lineare è verticale e razionale basato sul rapporto causa effetto, mentre il pensiero laterale trova parallelismi ed analogie tra fenomeni che sembrano molto distanti tra loro (Piovano).

Il pensiero laterale riguarda la liberazione dalle prigioni concettuali delle vecchie idee e dal luogo a cambiamenti di atteggiamento e approccio, a uno sguardo diverso sulle cose che sono sempre state considerate dallo stesso angolo visuale. La liberazione dalle vecchie idee e lo stimolo verso le nuove sono aspetti inscindibili del pensiero laterale” (Edward De Bono).

De Bono, esprime con un aneddoto la differenza tra pensiero logico verticale pensiero laterale:

Molti anni fa, ai tempi in cui un debitore insolvente poteva essere gettato in prigione, un mercante di Londra si trovò, per sua sfortuna, ad avere un grosso debito con un usuraio. L’usuraio, che era vecchio e brutto, si invaghì della bella e giovanissima figlia del mercante, e propose un affare. Disse che avrebbe condonato il debito se avesse avuto in cambio la ragazza.
Il mercante e sua figlia rimasero inorriditi della proposta. Perciò l’astuto usuraio propose di lasciar decidere alla Provvidenza. Disse che avrebbe messo in una borsa vuota due sassolini, uno bianco e uno nero, che poi la fanciulla avrebbe dovuto estrarne uno. Se fosse uscito il sassolino nero, sarebbe diventata sua moglie e il debito di suo padre sarebbe stato condonato. 

Se la fanciulla invece avesse estratto quello bianco, sarebbe rimasta con suo padre e anche in tal caso il debito sarebbe stato rimesso. Ma se si fosse rifiutata di procedere all’estrazione, suo padre sarebbe stato gettato in prigione e lei sarebbe morta di stenti.
Il mercante, benché con riluttanza, finì coll’acconsentire. In quel momento si trovavano su un vialetto di ghiaia del giardino del mercante e l’usuraio si chinò a raccogliere i due sassolini. Mentre egli li sceglieva, gli occhi della fanciulla, resi ancor più acuti dal terrore, notarono che egli prendeva e metteva nella borsa due sassolini neri. Poi l’usuraio invitò la fanciulla a estrarre il sassolino che doveva decidere la sua sorte e quella di suo padre.

Immaginate ora di trovarvi nel vialetto del giardino del mercante. 

Che cosa fareste nei panni della sfortunata fanciulla? E, se doveste consigliarla, che cosa le suggerireste? 

Quale tipo di ragionamento seguireste?

Chi si serve del pensiero verticale non può essere di grande aiuto nei confronti della ragazza. 

Il suo modo di analizzare la situazione metterebbe in luce tre possibilità. 

La ragazza potrebbe: 

– rifiutarsi di estrarre il sassolino;

– mostrare che la borsa contiene due sassolini neri e smascherare l’usuraio imbroglione;

– estrarre uno dei sassolini neri e sacrificarsi per salvare il padre dalla prigione.

Nessuno di questi consigli, tuttavia, sarebbe veramente utile in quanto, se la ragazza non estraesse il sassolino, suo padre finirebbe in prigione, e se lo estraesse dovrebbe sposare l’usuraio.

La soluzione attraverso l’uso del pensiero laterale:

la ragazza introdusse la mano nella borsa ed estrasse un sassolino, ma senza neppur guardarlo se lo lasciò sfuggire di mano facendolo cadere sugli altri sassolini del vialetto, fra i quali si confuse.
« Oh, che sbadata!» esclamò. «Ma non vi preoccupate: se guardate nella borsa potrete immediatamente dedurre, dal colore del sassolino rimasto, il colore dell’altro».


Naturalmente, poiché quello rimasto era nero, si dovette presumere che ella avesse estratto il sassolino bianco, dato che l’usuraio non osò ammettere la propria disonestà.

In tal modo, servendosi del pensiero laterale, la ragazza riuscì a risolvere assai vantaggiosamente per sé una situazione che sembrava senza scampo. 

Il pensiero laterale non è un’alternativa al pensiero verticale bensì è un suo arricchimento. 

Il pensiero laterale essendo produttivo di numerose idee, essendo generativo di soluzioni e possibilità determina un ampio ventaglio di soluzioni che poi verranno selezionate attraverso il pensiero verticale. 

Il pensiero verticale sviluppa le idee prodotte dal pensiero laterale. 

Non si può scavare una buca in un posto diverso scavando più a fondo sempre la stessa buca.

Il pensiero verticale viene usato per scavare una buca in un posto diverso”.

(Edward De Bono)

Le frasi killer

Il pensiero laterale viene bloccato da alcuni pensieri che alcune volte rimbalzano nella nostra mente. Osborne, ad esempio, notò che durante le riunioni di lavoro il team trascorreva l’80% del tempo a scambiarsi critiche distruttive:

– questo è impossibile!                                     

– è già stato fatto

– non funzionerà sicuramente

– non è interessante

– è un’idea stupida

– non è logico

– è troppo difficile

– è impossibile.

L’autore ha compreso quanto queste frasi uccidano la qualità del lavoro e blocchino qualunque mossa creativa. Così ideò un metodo che si svolge in due fasi:

FASE 1 

La prima fase consiste nella produzione di idee che tengano conto di 4 regole CQSM:

1- C: Censura abolita: il giudizio critico verso se stessi e gli altri è escluso. La critica alle idee è riservata ad un altro momento; 

2- Q: Quantità prima di tutto: più grande è il numero di idee e più aumenta la probabilità di averne di buone; 

3- S: Stravaganza benvenuta: più l’idea è pazza e meglio sarà. E’ più facile trasformare un’idea originale e irreale in realizzabile che un’idea banale in originale. 

4- M: Moltiplicazione sistematica: la combinazione e il miglioramento sistematico sono essenziali. Oltre alle proprie idee i partecipanti sono invitati a presentare suggerimenti sui modi per migliorare le altre idee indicando come, secondo loro, due o più idee possono essere combinate in una terza. 

FASE 2 

Nella seconda fase le idee giungono al vaglio e vengono filtrate. 

La scoperta degli errori

  1. Alleniamoci all’uso del pensiero laterale.
  2. Usciamo fuori dagli schemi routinari di pensiero.
  3. Diamo spazio alle nostre abilità creative per creare nessi e novità.
  4. Poniamoci nuove domande.
  5. Guardiamo una stessa cosa da più prospettive.
  6. Non preoccupiamoci dell’originalità né dell’errore.

Ricordiamoci che qualunque idea può rivelarsi vincente e, anche se così non fosse: 

sbagliando non solo si impara ma si inventa! 

Da quanti errori sono nati capolavori?

Dalla Torre di Pisa, nata dall’errore dell’architetto Bonanno Pisano, alla penicillina scoperta per puro caso da Viktor Fleming. 

La scoperta dell’America è frutto di un errore: Cristoforo Colombo era convinto di arrivare nelle Indie.

Per passare alla torta Caprese nata perché un pasticcere dimenticò di aggiungere la farina all’impasto.

Il San Francisco Museum of Modern Art ha allestito la mostra Don’t! Photography and the art of mistakes, un interessante viaggio sulle nuove invenzioni estetiche della fotografia contemporanea, basate su quelli che solo un decennio fa venivano considerati errori: la doppia esposizione, il riflesso dell’obiettivo, l’effetto sfocato.

Tutte queste persone avrebbero potuto distruggere il risultato nato dai propri errori, mentre ne hanno apprezzato l’originalità e hanno trasformato quello che inizialmente sembrava un errore, in un capolavoro. 

Il nostro atteggiamento è l’elemento fondamentale per affrontare un problema.

La vita non è quella che dovrebbe essere; è quella che è.

E’ il modo in cui l’affronti che fa la differenza.” 

(V. Satir)

Soluzione al problema della lampadina: 

Si mettono due interruttori (che chiameremo 1 e 2) su ON, si attende qualche minuto e se ne spegne uno (diciamo il numero 1). 

Si va quindi a controllare la lampadina:

  • se la lampadina è accesa l’interruttore giusto è il numero 2;
  • se la lampadina è spenta ma calda l’interruttore giusto e l’1;
  • se la lampadina è spenta e fredda l’interruttore giusto il numero 3.

Se avete utilizzato l’approccio del pensiero verticale ovvero l’approccio diretto al problema, esso si è rivelato impossibile perché da un punto di vista puramente logico, una lampadina può essere solamente accesa o spenta, quindi essere in uno dei due stati possibili.

L’unico modo per risolvere il problema è utilizzare una condizione fisica (il fatto che lampadina accesa si scaldi) che permette di aggiungere un terzo stato distinguibile dai primi due.

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